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Casa MG

Casa MG guarda, naturalmente, le due anime planimetriche milanesi in cui è immersa.

Da un lato è sia compressa che beneficiaria dal terzo anello viario a cui è tangente. La circovallazione filoviaria del 1884 prevista dal Piano Beruto, che fino alla fine della seconda guerra mondiale ha grosso modo delimitato l’estensione urbana massima della città, la rende di ottima connessione cittadina ma sovraccaricandola di una pressione urbana.

Dall’altro gode completamente del tessuto urbanistico delle corti lombarde in cui è avvolta, unità morfologiche minime del processo di strutturazione cittadina in cui la pressione urbana si acquieta.

Il progetto vuole così diventare una sorta di “pacificazione ideologica” tra queste due grandi conformazioni spaziali.

Pensata come un papillon connettivo la zona giorno ha due ali costituite una dalla cucina, che affaccia sulla corte interna e l’altra dal soggiorno che affaccia sul terzo anello.

Il punto d’incontro delle due ali viene segnato da tre eventi che ne sigillano l’importanza: la presenza della parete vetrata che si sviluppa in tutta la sua altezza, l’inizio della trave strutturale principale dell’abitazione e la tricklamp, corpo illuminante a parete che nasconde la centralina dell’impianto.

Questa conformazione, tipica delle case milanesi, nasce dall’esigenza di far dialogare la corte interna con l’affaccio su strada: i due affacci vengono ad incontrarsi nella zona dell’ingresso.

Rispetto la prassi progettuale, che vede la zona ingresso luogo dell’inizio di corridoi e disimpegni, in casa MG, tutta la zona giorno disimpegna la zona notte e i servizi rendendo così l’abitazione più aperta. Gli spazi si concatenano e si proiettano verso la zona collettiva.

Entrando nella casa si prospetta il fondale delle pareti della zona giorno che funge da scenografia d’ingresso alla zona notte. Tale superficie composta da tre aree è ritmata da pannelli rasomuro, opachi e vetrati.

La parete vetrata cielo-terra in opalino accoglie all’ingresso donando agli ambienti una continua variazione di tonalità di luce in base all’inclinazione dei raggi luminosi. Inoltre, nasconde la zona antibagno offrendole così una luce indiretta e modulata.

Sulla parete d’ingresso prende posto il progetto realizzato con l’Architetto Simona Pagliari: TRICKLAMP. Il prototipo di un corpo illuminante che con sottili linee intarsiate nel legno disegnano il volume e le proiettano nell’ambiente circostante.

Lo scopo di tutto il progetto è, ovviamente, quello di massimizzare lo spazio. Si è abbattuto il vecchio dedalo di piccoli ambienti con l’idea di tracciare una nuova prospettiva: una tensione ideale che orientasse lo sguardo oltre l’ambiente in cui si sosta.

Nel passo successivo si sono incasellati i materiali, le forme, i colori perseguendo la scomposizione dei piani e l’incastro degli ambienti; per tale motivo le scelte sono ricadute sull’utilizzo di colori primari, geometrie pure e materiali semplici.

Se nella zona giorno si è lasciato spazio al bianco e al nero che delineano i punti focali nella camera i colori più accessi hanno scomposto la parete di fondo. Il decoro del tangram a tre e quattro differenti gruppi di colore pennellate a mano ritornano nei vari ambienti tra le pitture in loco e le ceramiche disegnate da Atelier Bardelli.

Un gioco continuo di rimandi astratti.

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Con le opere d'arte di Sanja Millenkovic:

‘Sunset’, 60x90cm, acrilico su tela, 2020;

‘Dialogue’, acrilico su tela, 2018;

‘Horisonte’, acrilico su tela, 2015;

 

Marina Scognamiglio:

‘Autumn Landscape’,, 2020, acrilico su carta si mdf, 35x27 cm. Serie ‘Fragments of a Season’,;

‘Accessori del quotidiano urbano’, ceramiche portamonetine, 2005-2006, ceramica, dimensioni;

 

La cucina realizzata da Scavolini Store di Scalo Milano e il parquet di Parquet Clio Project.

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Ph. Nicola Colia.

collaboratori: Federica Lazzaretto.

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